La prima correlazione che è stata fatta tra alimentazione e fertilità, nel mondo scientifico, parte essenzialmente dal ruolo dell’indice di massa corporea o BMI ossia il valore del peso di un soggetto rispetto alla sua altezza.

Nel lontano 2006 durante il congresso organizzato a Capri dalla Società che si occupa del tema della Riproduzione Umana a livello Europeo (ESHRE) cominciò a delinearsi il ruolo dell’alimentazione ma inteso solo in termini energetici e calorici.

Ancora oggi nella conoscenza media della materia, il ruolo della nutrizione viene relegato al mero peso e a quell’indice che spesso cataloga l’individuo anche in maniera confondente, ossia il BMI o Body Mass Index o Indice di Massa Corporea indicato dall’unità di misura kg/m2

Il BMI permette di classificare l’individuo in normopeso, sottopeso, sovrappeso o con obesità di I o II o III tipo secondo i seguenti valori:

Immagine di Project inVictus

Il BMI ha un ruolo su differenti aspetti correlati con la fertilità:

  • Qualità ovocitaria (approfondisci qui)
  • Qualità embrionaria (approfondisci qui), ma in rapporto all’età
  • Gravidanza
  • Outcome della progenie

In particolare durante la stimolazione ovarica (approfondisci qui) il quantitativo di gonadotropine, ossia i farmaci utilizzati per il recupero di un adeguato numero di ovociti dal pick up o prelievo ovocitario, aumenta in base al peso della donna e al suo BMI con la possibilità di prelevare pochi ovociti se il BMI è maggiore di 30 kg/m2.

Inoltre una meta-analisi di Rittenberg et al conclude che il valore del BMI (>25 kg/m2) è associato con un incremento dei rate di aborti e con la riduzione dei rate di nati vivi dopo la fecondazione in vitro (IVF) comparato con donne che hanno un valore normale del BMI.
Rittenberg V, Seshadri S, Sunkara SK et al. Effect of body mass index on IVF treatment outcome: An updated systematic review and meta-analysis. Reprod Biomed Online. 2011;23(4):421–439.

Qual è il meccanismo presente alla base di questa correlazione?

E’ stato dimostrato sia in modelli murini che nell’uomo che l’obesità è associato con cambiamenti nei metaboliti del siero e del fluido follicolare (approfondisci qui) con un incremento dei livelli di insulina, lattato, i livelli di trigliceridi e di leptina. Nelle donne obese l’iperleptinemia, ossia valori alti di leptina (approfondisci qui), è associata con una riduzione nei rate di concepimento da PMA e un incremento nei rate di aborto.

La leptina è un ormone chiave che insieme ai livelli di glucosio, insulina e grelina regola il senso di sazietà e appetito oltre ad essere il punto di chiave nella correlazione tra nutrizione e riproduzione.

Oltre all’iperleptinemia si nota come l’alterazione della struttura mitocondriale e della funzione del mitocondrio (organello importantissimo per la qualità ovocitaria e che agisce come una vera e propria centrale nucleare) è uno dei meccanismi che viene alterato dall’obesità influendo sulla qualità dell’ovocita.

In particolare l’incremento nella disponibilità dei nutrienti (carboidrati, acidi grassi e leptina) nell’ambiente riproduttivo determina un’alterazione del flusso di energia mitocondriale con conseguente incremento dello stress ossidativo (approfondisci qui). Per l’ovocita e i primi stadi dell’embrione tali cambiamenti micro-ambientali alterano i meccanismi di sintesi degli antiossidanti con un conseguente incremento dei livelli di ROS (le specie reattive dell’ossigeno) che possono anche comportare danno per altri processi cellulari inclusa la perossidazione lipidca e il danno de DNA (entrambi il DNA genomico e mitocondriale).

Uno dei fattori confondenti che emerge dagli studi presi in esame è il fattore diabetico. In molti studi murini in cui il topo ha un’alterazione nell’omeostasi del glucosio o iperinsulinemia è difficile separare il tutto dall’incremento dell’adiposità e dell’obesità rispetto alla qualità dell’embrione e dell’ovocita.


Minge CE, Bennett BD, Norman RJ, Robker RL. Peroxisome proliferator-activated receptor-gamma agonist rosiglitazone reverses the adverse effects of diet-induced obesity on oocyte quality. Endocrinology. 2008;149(5):2646–2656.

Gli effetti del BMI materno sono reversibili?

Numerose evidenze scientifiche mostrano l’impatto dell’obesità sulla fertilità, una modesta perdita del peso può migliorare i rate di concepimento naturale e ottenuti con PMA.

In relazione alla fertilità femminile, è stato dimostrato che una perdita del peso di 6,5 Kg in un periodo di 6 mesi in 12 donne su 13 analizzate determina un ripristino dell’ovulazione e in 11 ha determinato la gravidanza (5 spontaneamente), con un miglioramento dei livelli di testosterone e dei livelli di insulina. (Clark et al Hum Reprod. 1995)

Lo stesso risultato è stato ottenuto in uno studio di follow up che ha utilizzato come unico intervento: il cambiamento dello stile di vita in donne che si sono sottoposte a tecniche di PMA. Il risultato è stato confermato con un miglioramento dell’ovulazione e una riduzione dei rate di aborto si sono ridotti del 75% rispetto al periodo antecedente all’intervento fino al 18% dei cambiamenti dello stile di vita (Clark AM et al Hum Reprod. 1998)

La chirurgia bariatrica è stata anche utilizzata per valutare la perdita del peso e il miglioramento della fertilità. Gli studi hanno evidenziato miglioramenti nella fertilità naturale dopo la chirurgia bariatica, sebbene la maggior parte degli studi siano osservazionali e non distinguono le donne con ovulazione da quelle anovulatorie.

Infine non è stata ancora identificata un’alimentazione ideale per la perdita del peso, sicuramente l’ideale è la personalizzazione evitando alimentazioni troppo restrittive o con basso apporto calorico in quanto lo sviluppo degli ovociti e degli embrioni risente in maniera altamente suscettibile dei cambiamenti micro-ambientali a carico del liquido follicolare e ovi-duttale.

Bibliografia

Fedorcsak P, Dale PO, Storeng R et al. Impact of overweight and underweight on assisted reproduction treatment. Hum Reprod. 2004. 19(11):2523–2528.

Pinborg A, Gaarslev C, Hougaard CO et al. Influence of female bodyweight on IVF outcome: A longitudinal multicentre cohort study of 487 infertile couples. Reprod Biomed Online. 2011;23(4):490–499.

Robker RL, Akison LK, Bennett BD et al. Obese women exhibit differences in ovarian metabolites, hormones, and gene expression compared with moderate-weight women. J Clin Endocrinol Metab. 2009;94(5):1533–1540.