La stimolazione ovarica rappresenta la prima tappa di un percorso di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) e si può definire come:

  • una stimolazione “blanda”, qualora avvenga solo attraverso la stimolazione dell’ovulazione, mediante l’iniezione di clomifene citrato, associata ad un monitoraggio ecografico che permette di definire i momenti opportuni in cui far avvenire i cosiddetti “rapporti mirati“. tipica delle tecniche di I livello e rappresenta il primo approccio terapeutico nei casi di infertilità “sine causa” di breve durata (inferiore ai 2 anni).
  • una stimolazione che induce la crescita follicolare multipla e ha l’obiettivo di stimolare più follicoli antrali (ossia quelli presenti nell’ovaio ma con dimensioni più piccole) favorendone la crescita in contemporanea, tipica delle tecniche di II livello.

La stimolazione ovarica permette la crescita non di uno solo *come avviene fisiologicamente nella donna mese dopo mese* (vedi qui la fase follicolare) ma di un maggior numero di follicoli superando, mediante l’utilizzo di farmaci opportuni, i meccanismi di controllo interni al nostro corpo che permettono di selezionare un singolo follicolo dominante.

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In particolare i protocolli terapeutici correnti si basano sulla somministrazione di FSH ossia l’Ormone Follicolo Stimolante (di cui ho parlato anche qui) garantendo la crescita di un numero ottimale di follicoli, possibili chance per la fecondazione. L’aumento del numero dei follicoli porta ad un aumento dei livelli di estrogeni, circolanti nel sangue, da essi prodotti che può determinare un picco dell’LH o Ormone Luteinizzante, per un effetto a feedback positivo in seguito all’invio del segnale all’ipofisi che permette di far avvenire l’ovulazione.

Tuttavia l’obiettivo del protocollo di stimolazione non è l’ovulazione ma: avere un maggior numero di follicoli da essere fecondati.

Dunque il passo successivo alla somministrazione dell’FSH esogeno è la somministrazione di ormone sintetico analogo al GnRH ossia l’Ormone di rilascio delle gonadotropine che va a desensibilizzare l’ipofisi dai segnali che possono arrivare a valle. Successivamente segue la somministrazione di hCG o Gonadotropina Corionica che ha la finalità di indurre la maturazione degli ovociti (leggi qui cosa sono) contenuti all’interno dei follicoli.

(Se non ricordate la correlazione tra Ipotalamo-Ipofisi-Gonadi ho spiegato tutto nel dettaglio qui)

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Il tipo di stimolazione si distingue in differenti protocolli, che vengono classificati in base alla donna e alla sua capacità di rispondere al trattamento farmacologico.

Come di distingue la capacità di risposta della donna alla stimolazione ovarica?

Ciascuna donna viene distinta in tre categorie:

  • poor responder, ossia risponde alla stimolazione con un numero di follicoli non superiore a 5 nel momento in cui il medico decide di somministrare l’HCG o con numero di ovociti recuperati compreso fra 1 e 3 nonostante l’utilizzo di elevate quantità di gonadotropine;
  • normal responder;
  • Iper responder, ossia risponde alla stimolazione con un’alta produzione di follicoli (anche intorno ai 20 follicoli), caratteristica tipica delle donne con ovaio multifollicolare e/o policistico (PCOS, di cui ho parlato anche qui). I follicoli producono estrogeni, causa di un maggior richiamo di liquidi intra ma soprattutto extracellulare portando ad una condizione definita come iperstimolo o OHSS;

La risposta alla stimolazione viene valutata non solo dopo aver attuato il protocollo farmacologico ma anche mediante specifici valori che permettono di predire la risposta del corpo della donna che il medico ha di fronte a sé.

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Un valore che molte mie pazienti conoscono è l’AMH, o anche definito Ormone AntiMulleriano, dosabile mediante le analisi del sangue in quanto è una glicoproteina *non spaventatevi è sempre una proteina* prodotta dalle cellule della granulosa (leggi qui cosa sono) dei follicoli pre-antrali e antrali, ossia follicoli che hanno dimensioni che oscillano tra i 2 e i 3 mm.

Un elemento importante da tenere in considerazione: la buona riuscita o il successo delle procedure di PMA si basa su una buona gestione clinica della stimolazione o anche definita induzione alla superovulazione. Come ogni percorso la base è importante per creare delle buone fondamenta che permettano di procedere nel verso giusto, tenendo conto della personalizzazione del protocollo sulla donna in base ai seguenti fattori:

  1. Il tipo di infertilità
  2. L’età della paziente
  3. La riserva funzionale ovarica (misurata con i valori dell’AMH e Conta dei Follicoli Antrali o AFC)
  4. Il tipo di risposta alle precendi stimolazioni (Normo, Hyper o Poor Responder)
  5. Esiti delle precedenti gravidanze

Parlerò successivamente del supporto che proviene dall’alimentazione in questa prima fase del percorso di PMA.