Nel precedente articolo (clicca qui) riguardo l’amenorrea e l’infertilità, ho spiegato le conseguenze di questa condizione sulla salute riproduttiva e sulla salute dell’osso. In questo articolo, come collegamento con il precedente, cercherò di spiegare l’interazione dell’alimentazione con la salute riproduttiva, in condizioni particolari come l’amenorrea ipotalamica o l’amenorrea determinata da condizioni come l’ovaio policistico (PCOS, leggi qui), e il loro anello di congiunzione ossia la leptina.
In passato il tessuto adiposo o il grasso corporeo era stato considerato un elemento importante nel determinare l’ovulazione, il ciclo mestruale e la gravidanza (ricordate l’articolo scritto qui), successivamente emerse un candidato importante correlato al tessuto adiposo: la leptina. Si è visto che l’arrivo della pubertà avviene in seguito all’aumento della leptina, con successivo aumento dell’FSH, LH (leggi qui cosa sono) dipendendo anche dallo stato metabolico ed energetico del soggetto e dalla sensibilità alla leptina.

La leptina è uno dei tanti ormoni presenti nel nostro corpo, ha un ruolo primario nell’inizio della pubertà e nel regolare uno dei tre assi visti nel precedente articolo, ossia l’HPG e regola anche l’omeostasi, ossia l’equilibrio, energetico. E’ stato riscontrato un eccesso della leptina in condizioni come l’obesità, la PCOS e il diabete di tipo II, condizioni in cui si riscontra un eccesso di energia che determina una situazione di resistenza a quelli che sono i segnali indotti dalla leptina determinando uno squilibrio energetico. La sua concentrazione è direttamente correlata alla quantità di tessuto adiposo (in quanto è prodotta dalle cellule adipose) e la sua concentrazione varia notevolmente in situazioni di restrizioni energetiche e di digiuno. Abbiamo visto come uno dei tanti fattori correlati con l’insorgenza dell’amenorrea ipotalamica (HA) è la restrizione calorica, in quanto l’HA è uno stato cronico di privazione energetica determinata da condizioni di stress eccessive con riduzione nell’introduzione di cibo, ossia dell’intake nutrizionale, e quindi con iperleptinemia, ossia aumentata concentrazione di leptina. Poniamo il caso che la leptina corrisponda al numero degli squilli di un telefono fatti durante una chiamata, naturalmente se non riceveremo risposta dall’altro capo del telefono (quindi se c’è una restrizione energetica con ridotto intake nutrizionale) la produzione della leptina e quindi la sua concentrazione sarà elevata (aumenteranno il numero degli squilli di telefono). Questa condizione di iperleptinemia, porta ad una vera e propria resistenza alla leptina molto simile alla resistenza insulinica (leggi qui).
Il ruolo della leptina sembra dunque essere protettivo quando la sua concentrazione è bassa e patologico ad alte concentrazioni. Spesso il trattamento con leptina esogena può essere utile per ripristinare la secrezione pulsatile dell’LH a livello di frequenza, valutando però se c’è una resistenza alla leptina (altrimenti incrementiamo il numero degli squilli del telefono senza ricevere ulteriore risposta alla chiamata telefonica) o condizioni di resistenza simili come la PCOS.
In conclusione la leptina ha un ruolo chiave nel segnalare, in base ai depositi di grasso, la possibilità dell’individuo di potersi riprodurre, in condizioni di amenorrea ipotalamica, quindi con basse concentrazioni di leptina, la somministrazione esogena potrebbe migliorare la condizione ma non nel caso in cui si hanno alte concentrazioni come nella PCOS, quindi anche nell’amenorrea casuata dalla PCOS, nell’obesità e nel diabete mellito di tipo II.

Dunque la leptina e la grelina, sono due peptidi fondamentali nel legame tra l’amenorrea ipotalamica e lo stato nutrizionale, in quanto regolano rispettivamente l’accumulo di tessuto adiposo e la fame ossia il comportamento alimentare, come dei veri e propri interruttori on/off per le nostre scelte alimentari.
Con queste premesse si comprende come alimentazione e il ruolo del biologo nutrizionista, nello stilare il piano alimentare, ha dei compiti che abbracciano non solo le conoscenze dal punto di vista nutrizionale ma la relazione del cibo con la mente del paziente, identificando le cause per cui la paziente ha subito momenti di stress che hanno determinato forti restrizioni caloriche tali da indurre il corpo ad inviare segnali “il corpo non può al momento avere il lusso di riprodursi ma deve soltanto sopravvivere”.

Come visto nel precedente articolo i fattori che possono incidere sull’amenorrea sono tanti e l’alimentazione deve ripristinare i segnali che sono stati interrotti da questi fattori-causa dell’interruzione del ciclo mestruale e quindi della capacità di riprodursi.
L’alimentazione non deve essere finalizzata alla perdita del peso, ma essenzialmente normocalorica, in quanto come abbiamo visto le variazioni del tessuto adiposo in eccesso o in difetto determinano la produzione della leptina, ecco spiegata la famosa frase che ripeto spesso alle mie pazienti: anche il tessuto adiposo è un organo e non solo un “problema estetico” e strettamente correlato con l’equilibrio ormonale e il sistema endocrino. Sarà ipercalorica solo nelle condizioni in cui il fattore stress ha determinato una forte restrizione calorica tale da alterare l’equilibrio ormonale e i segnali necessari per la riproduzione.
Inoltre sono fondamentali le percentuali di grassi, proteine e carboidrati:
–incrementare le proteine, essenziali non solo per la qualità ovocitaria e per il funzionamento ovarico (nel caso in cui si cercasse una gravidanza) ma come stimolo per la produzione degli ormoni da parte dei due centri fondamentali a livello centrale per dar via al segnale ormonale: ipotalamo e ipofisi
–incrementando i livelli di acidi grassi buoni, per poter formare gli ormoni sessuali (leggi qui l’importanza degli acidi grassi) principalmente il colesterolo che è il precursore di tutti gli ormoni (come visto in questo articolo)
–adeguare il consumo di carboidrati indirizzando le giuste scelte alimentari, spesso demonizzati o troppo raffinati. Nella maggior parte dei casi l’introduzione di essi può destabilizzare la paziente, che magari li ha totalmente eliminati nella “fatidica” restrizione calorica.
In conclusione spesso il fattore principale è quello mentale, quindi fondamentale la collaborazione con un psicologo o l’introduzione di metodiche di relax (yoga, meditazione, pilates) che permettono di ridurre il fattore principale e che ha scatenato il tutto, in molti casi la stessa ricerca di una gravidanza crea una condizione di stress tale da indurre l’assenza del ciclo.