Nel precedente articolo (leggi qui) ho parlato dell’apparato digerente con le sue funzioni e le disfunzioni che possono interessarlo.

In questo articolo invece parlerò della popolazione microbica, ossia l’insieme dei microrganismi, presenti al suo interno, cominciando dalle definizioni in quanto il termine Microbiota è differente dal termine Microbioma:

  • Il Microbiota è l’insieme dei microrganismi presenti all’interno del corpo umano e che vivono in simbiosi con esso sia all’interno (intestino) che all’esterno (cute);
  • Il Microbioma è l’insieme dei geni presenti all’interno dei microrganismi (anche loro hanno un corredo genetico).
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Negli ultimi anni gli studi scientifici si stanno concentrando molto sul microbiota e sul microbioma riuscendo anche a definire la composizione per ciascuna persona (mediante sequenziamento 16s rRNA), quasi come fosse un identikit in modo da stabilire quali sono le popolazioni mancanti e quelle in prevalenza. L’attenzione su questo tema è data soprattutto dalla presenza di una correlazione tra l’alterata composizione del microbiota intestinale e un’aumentata incidenza di malattie autoimmuni (spesso associate con la fertilità di cui ho parlato qui), malattie infiammatorie intestinali (ne ho parlato qui), diabete, obesità, malattie cardiovascolari e alterazioni nella flora vaginale (ne ho parlato qui) e endometriale. Il microbiota è dunque un organo a sé stante che regola la nostra immunità, il controllo dei micronutrienti e addirittura anche il nostro corpo (ho accennatto già qui qualcosa a riguardo).

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Cosa influisce sulla composizione del microbiota?

I fattori che influiscono con la composizione del microbiota sono molteplici:

  • La modalità del parto se cesareo o naturale, in quanto il parto naturale permette un primo contatto con la flora vaginale della mamma nel passaggio attraverso il canale vaginale, che non avviene invece nel parto cesareo. *In alcuni ospedali o centri i bambini nati da parto cesareo vengono “trattati” con una garza imbevuta con le secrezioni vaginali della mamma per poter avere il contatto con la flora batterica materna*
  • L’allattamento al seno, permette anche di modulare il sistema immunitario del bambino;
  • L’età, durante il corso della vita la composizione del microbiota cambia (dall’infanzia fino alla senilità);
  • Il contatto con gli animali, quindi l’avere un animale domestico (cane o gatto) permette di incrementare la varietà del microbiota cutaneo che a sua volta influenza anche quello intestinale;
  • Le persone e l’ambiente circostante, per lo stesso motivo citato nel punto precedente. L’eccesso di igiene spesso può essere controproducente;
  • L’uso di farmaci antiobiotici in quanto debellano in maniera indiscriminata le popolazioni batteriche selezionandole solo in base alla loro struttura molecolare ma non alla loro funzionalità benefica, o meno, per l’organismo (è un’esclusione batterica “alla cieca”);
  • L’attività fisica (in quanto influisce sul transito intestinale e quindi anche sulla flora microbica);
  • L’alimentazione o dieta (intesa come stile di vita e non come un piano dietetico “restrittivo”).

Quando è utile sottoporsi al test del microbiota intestinale?

Il test del microbiota intestinale o screening della popolazione batterica avviene mediante il sequenziamento del DNA batterico fecale confrontati poi con una banca dati ottenuta dall’analisi del microbiota fecale di adulti sani sia uomini che donne. Inoltre il test permette non solo di valutare la prevalenza di alcuni ceppi batterici rispetto ad altri, confrontandoli con quelli di un soggetto sano, ma permette anche di determinare la funzionalità o l’efficienza metabolica del microbiota intestinale.

batteri intestinali infatti si nutrono del cibo che noi ingeriamo producendo mediante il loro metabolismo (anche loro lo hanno), definito come fermentazione della flora intestinale, sostanze “di scarto”: principalmente gas e acidi grassi a catena corta (short chain fatty acid o SCFA).

Gli acidi grassi a catena corta o SCFA sono di 3 tipologie: acetato, butirrato e propionato e vengono prodotti dalla fermentazione dei carboidrati alimentari con una funzione importantissima per l’intestino:

  • abbassano il pH (assieme all’azione dell’acido lattico), in modo da ridurre lo sviluppo di batteri “cattivi” (clostridi patogeni, batteri proteolitici e putrefattivi) e favorire l’assorbimento dei minerali;
  • alimentano le cellule del colon essendo la loro fonte di energia, modulando il loro volume intracelluare in modo da garantire al funzione di barriera intestinale;
  • favoriscono un corretto funzionamento del sistema immunitario;

Le proteine alimentari invece vengono metabolizzate dagli enzimi specifici di alcuni ceppi batterci del microbiota definiti come batteri proteolitici (ossia lisano o scindono le proteine) che garantiscono un buon metabolismo energetico e la produzione delle sostanze precedentemente citate. Tuttavia hanno anche azione mucolitica ossia degradano il muco che protegge lo strato di cellule che funge da barriera, riducendo il contatto con il cibo.

La corretta percentuale di ceppi permette un giusto equilibrio nello svolgimento di queste funzioni in quanto:

  • un eccesso dell‘azione mucolitica potrebbe favorire il danno della mucosa e provocare la famosa leaky gut o permeabilità intestinale (di cui ho parlato qui)
  • l’eccessiva produzione di acido solforico o del lipopolisaccaride (LPS) può ulteriormente provocare la leaky gut, stimolando il sistema immunitario e creando uno stato infiammatorio.
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Barriera intestinale, separa il circolo sanguigno dall’intestino. Immagine presa da nutririonhealth.net

I risultati del test si permettono di valutare, in base alla prevalenza di un ceppo batterico rispetto ad altri, l’azione negativa che potrebbe avere sul:

  • sistema immunitario;
  • sulla permeabilità intestinale;
  • sulla funzione di barriera.

In base al risultato del test è possibile valutare la tipologia di alimentazione ma soprattutto di integrazione.

La dieta influisce sulla composizione del microbiota umano

In base a quanto scritto è chiaro come il cibo che arriva nell’intestino non è nutrimento solo per il nostro corpo ma anche per la popolazione batterica che vive in simbiosi con noi, e come tale trae beneficio dalla nostra alimentazione.

Per cui mediante una vera e propria selezione naturale i batteri in grado di mangiare il cibo che arriva sopravvivono mentre viene debellata la stirpe batterica che non è in grado di consumare l’alimento.

In questa modalità, così semplice e deduttiva, si comprende l’importanza dell’alimentazione che è fondamentale in caso di disbiosi (ossia alterazione della flora batterica intestinale) in quanto permette di alimentare i ceppi batterici “benefici” che sono in “sofferenza” . Queste modifiche avvengono sia a lungo termine (quindi l’alimentazione che abbiamo nel corso della nostra vita) e sia breve termine (in seguito ad un piano ipocalorico o restrittivo finalizzato al dimagrimento).

I prebiotici e i probiotici influiscono sul microbiota

Oltre all’alimentazione spesso in caso di disbiosi, ossia l’alterazione del microbiota intestinale, vengono consigliati i prebiotici o i probiotici, ma sono la stessa cosa?

probiotici sono microrganimi vivi che se somministrate in quantità adeguate, e aggiungerei anche nella tipologia adeguata, apportano un beneficio alla salute dell’uomo, ma svolgendo un vero e proprio “pronto intervento”

probiotici, invece, sono sostanze non migrorganismi che possono essere presenti anche nel cibo (non solo in capsula) e non sono assorbite dall’organismo ma metabolizzate dai microrganismi che costituiscono il microbiota. Spesso quando parlo con i miei pazienti li definisco, in maniera molto più semplice, come l’alimento diretto per la flora intestinale “buona” in modo da nutrirla.

Tuttavia non tutti i probiotici sono uguali in quanto è stata definita una diretta correlazione tra alcuni ceppi e le loro funzioni, bisogna sempre valutare la loro composizione in base al caso e al test del microbiota!

Nei prossimi articoli cercherò di parlare anche della specifica connessione il microbiota intestinale e il microbiota vaginale evidenziando l’importanza della cura dell’alimentazione anche per l’azione sulla fertilità.