Il caffè è la bevanda più diffusa al mondo, utilizzata come scusa per incontrare un amico e dopo la pausa pranzo per ricaricarci e concentrarci. Il caffè infatti contiene la caffeina, che ha come principale effetto la stimolazione adrenergica ossia stimola le ghiandole surrenali a produrre gli ormoni dello stress, adrenalina e noradrenalina. Tali ormoni, in natura, hanno la funzione di aumentare la pressione arteriosa e il battito cardiaco per attivare i meccanismi fisiologici che ci permettono di rispondere in situazioni di “attacco o fuga”.

Le loro azioni si manifestano con la vasocostrizione e la rigidità muscolare, aumentando lo stato di allerta e di attenzione che avvertiamo dopo il consumo di caffè. Tuttavia questi effetti sono benefici nei consumatori occasionali di caffè.

Ma non in coloro che ormai sono cosiddetti “caffeinomani”.

In quest’ultimi infatti l’affaticamento delle ghiandole surrenali comporterà un elevato livello di cortisolo che si manifesterà con un perenne stato di stanchezza. Superando il consumo giornaliero di 3 tazze, il caffè attua la sua azione di sequestratore di minerali che porta ad uno stato di malnutrizione. In seguito può portare a  osteoporosi e osteopenia per una perdita di minerali dalle ossa, ma anche crampi muscolari e tremolio della palpebra dell’occhio per una maggiore perdita di magnesio, in particolare nelle donne si accentua nel periodo del ciclo accentuando i sintomi della sindrome premestruale e anemia. Infine la vasocostrizione, causata dall’azione della caffeina, accentua anche un problema comune nelle donne come la cellulite, dovuta ad una ridotta azione del microcircolo determinando i benefici del caffè sul mal di testa, come sostituto degli antidolorifici, in quanto determina una vasocostrizione. Il caffè se assunto in dosi eccessive superiori o pari alle 4 tazzine al giorno comporta, nelle donne in cerca di un bambino, problemi di fertilità (ne ho parlato anche qui), in quanto la caffeina impedisce il movimento del motore delle “cilia”, le cosiddette cellule pacemaker, riducendo  così i movimenti contrattili delle tube di Falloppio e impedendo il trasporto dell’ovulo fino all’incontro successivo con lo spermatozoo.