In questo articolo della sezione “Cosa dice la scienza” condivido un articolo scientifico (scaricabile qui) che evidenzia la connessione tra un basso DI-GM (dietary index-gut microbiota) e un alto rischio di infertilità, confermando l’importanza della diversità del microbiota intestinale per favorire il concepimento.

Il DI-GM (dietary index-gut microbiota) è un indice che evidenzia quanto un microbiota si diversifica ossia ha diverse specie batteriche che lo compongono definita anche come indice di biodiversità. Il DI-GM è costituito da 14 alimenti che includono sostanze nutritive i componenti favorevoli tra cui prodotti lattiero-caseari fermentati, ceci, soia, interi cereali, fibre, mirtilli rossi, avocado, broccoli, caffè e tè verde, e componenti sfavorevoli, tra cui carni rosse, carne trasformata, cereali raffinati, e una dieta ricca di grassi trans e insaturi. Il DI-GM il punteggio è stato calcolato i dati di recall dietetico nelle precedenti 24-h. Il punteggio DI-GM va da 0 a 14, ottenuto sommando i BGMS (beneficial-to-gut microbiota score) e i UGMS (unfavorable gut microbiota score).

Dalla recente bibliografia scientifica la relazione tra la biodiversità intestinale e la fertilità non è lineare ma questo studio pubblicato su Frontiers in Nutrition evidenzia la possibilità di migliorare la fertilità femminile agendo sulla biodiversità del microbiota intestinale, ossia mediante l’alimentazione.
Numerose evidenze scientifiche sottolineano il ruolo del microbiota intestinale nel migliorare la fertilità, allo stesso modo è noto (leggi qui) il ruolo della dieta mediterranea nel migliorare la biodiversità intestinale rispetto ad altri regimi dietetici.

Lo studio ha coinvolto 3000 donne con età compresa tra i 18 e i 45 anni osservate nell’intervallo di 2 anni, raccogliendo informazioni sul loro stato nutrizionale, sulla dieta, salute e stile di vita. Al tempo stesso è stato rilevato lo score DI-GM (con range tra 0 e 13) e il potenziale fertile della donna, coinvolgendo coloro a cui era stata diagnosticata infertilità ossia l’incapacità di concepire dopo 12 mesi di rapporti non protetti.
Delle 2946 donne che hanno partecipato allo studio, circa 406 erano infertili e di queste ultime sono state identificate alcune caratteristiche in comune e rilevanti:
- Avevano un età superiore ai 35 anni, alto BMI (Indice di massa corporea), fumatrici e condizioni metaboliche e cardiovascolari (ipertensione, dislipidemia, diabete, ipercolesterolemia..)
- La media dello score DI-GM era significativamente basso
- Evidenziavano trigliceridi alti e alti livelli di FPG (fasting plasma glucose) ma con bassi livelli di colesterolo HDL.
Inoltre questo è stato il primo studio ad individuare un ruolo di mediazione e significativo del BMI nella relazione tra DI-GM e infertilità, fungendo da mediatore parziale nella relazione DI-GM e infertilità dando spunti per ulteriori indagini confermando l’obesità come un fattore di rischio indipendente per l’infertilità e In secondo luogo, le abitudini alimentari malsane possono portare ad un microbiota intestinale alteraro o disbiosi, promuovere l’obesità e ridurre fertilita.

In conclusione si evidenzia una correlazione tra lo score DI-GM e il rischio di infertilità femminile considerando anche fattori associati allo stato di salute, allo stato nutrizionale, demografico e socio-economico.
