L’Estate sta arrivando e mi sembra doveroso parlare di una Vitamina importantissima in molti processi del nostro corpo, in particolare nella salute riproduttiva: la Vitamina D.
La Vitamina D è stata oggetto di studio negli ultimi anni per molte sue implicazioni tale da rendere fondamentale il suo dosaggio in condizioni di ipofertilità. In questo articolo cercherò di spiegare, nel modo più semplice, come avviene la sua produzione nel nostro corpo e da quali fonti proviene, chiarendo le sue implicazioni con la fertilità.
Quali sono le fonti naturali di Vitamina D?
La principale fonte di Vitamina D, come tutti sanno, proviene dalla nostra esposizione alla luce solare in realtà ciò che avviene nel nostro corpo è una vera e propria attivazione di una delle 5 forme di Vitamina D. Spesso, infatti, mi è capitato di dover spiegare ai miei pazienti le due diciture Vitamina D2 e Vitamina D3: corrispondono a 2 delle 5 forme presenti nel nostro corpo rispettivamente di origine vegetale (D2) e di origine animale, ossia prodotta dall’uomo (D3).
La loro attivazione e produzione avviene a carico del fegato e dei reni, perciò in condizioni di scarsa funzionalità di questi organi si evidenziano bassi livelli di vitamina D nonostante la sua integrazione. In particolare con l’arrivo della primavera, e successivamente dell’estate, il sole allontanandosi dalla Terra produce raggi UV più intensi, in particolare gli UVB di cui abbiamo bisogno, che ci permettono di convertire la forma inattiva della vitamina D o provitamina, deidrocolesterolo *ecco un altro derivato del colesterolo*, che viene successivamente attivata a carico dei reni e del fegato (come il classico check in all’aeroporto, la vitamina D da provitamina diviene vitamina per poi essere attivata e imbarcata).

Con l’arrivo dell’estate e l’aumento dell’intensità dei raggi solari abbiamo una maggiore possibilità di produrre e attivare la Vitamina D ma spesso dipende da tanti fattori, come l’età o l’utilizzo di creme protettive o la presenza di patologie autoimmunitarie (leggi qui cosa sono).
Quali sono le fonti alimentari di Vitamina D?
La conversione e successiva attivazione della Vitamina D è dunque difficile che avvenga in maniera naturale, tuttavia è utile valutare l’integrazione alimentare:
La Vitamina D è presente in elevate quantità nell’olio di pesce, nel pesce grasso *ecco perché spesso consiglio nei piani alimentari anche le acciughe e le sarde che sono pesci piccoli e quindi con un minor contenuto di mercurio, disregolatore endocrino (leggi qui), e il salmone (selvaggio e fresco e non affumicato, perché ricco di cadmio, altro disregolatore endocrino)* , nel tuorlo delle uova (rigorosamente biologiche o con codice 0 o 1), nel fegato di manzo o vitello, nel burro e nei funghi.

Tuttavia come notate dalle mie annotazioni ad ogni alimento, anche per i cibi ci sono delle “interferenze” per la qualità, in particolare data dall’inquinamento ambientale e dagli allevamenti intensivi, che ci costringe a fare molta attenzione all’alimentazione e a valutare anche e soprattutto l’assunzione di integratori per incrementarne i livelli, poiché la quantità di Vitamina D assunta dall’alimentazione è minima.

Perché è importante integrare la Vitamina D per la fertilità?
Il Sole è vitale per la fertilità, infatti gli studi hanno evidenziato un maggior numero di positivi, nelle tecniche di PMA, nel periodo primaverile ed estivo in quanto la Vitamina D è un vero e proprio “antibiotico naturale” che permette di modulare l’azione del sistema immunitario e aumentando i livelli di progesterone ed estrogeni che regolano e migliorano il ciclo mestruale (leggi qui).
Entrando nel dettaglio delle sue azioni:
Nell’uomo i recettori (porte di accesso) per la Vitamina D sono stati ritrovati anche all’interno dei testicoli confermando che la sua integrazione migliora la qualità spermatica, incrementa lo sviluppo sano del nucleo dello spermatozoo, aumenta i livelli di testosterone, che a loro volta incrementano il desiderio sessuale e la produzione spermatica, migliorando condizioni di oligospermia (ossia bassa concentrazione degli spermatozoi nel liquido seminale).

Nelle donne si è visto che in presenza di cicli anovulatori (ossia senza ovulazione) l’integrazione della Vitamina D ripristina la normale funzionalità ovarica, in particolare è stato riscontrato un deficit della Vitamina D soprattutto nelle donne con PCOS, sindrome dell’ovaio policistico, (leggi qui) evidenziando che l’integrazione con la Vitamina D permette di regolarizzare il ciclo mestruale, la glicemia e la secrezione insulinica (considerando la stretta correlazione tra insulina e fertilità, leggi qui) e nelle donne con scarsa riserva ovarica permette di migliorare il valore dell’AMH, che spesso risulta basso a causa di bassi livelli di Vitamina D.
Gli ultimi studi scientifici evidenziano una stretta correlazione tra la Vitamina D e il sistema immunitario, perciò non solo è fondamentale in condizioni patologiche di autoimmunità (leggi qui), ma soprattutto nel primo trimestre di gravidanza in cui un’iperattività del sistema immunitario può determinare un vero e proprio rigetto dell’embrione. Inoltre gli studi evidenziano la presenza della Vitamina D nel liquido follicolare che nutre e permette lo sviluppo degli ovociti nelle ovaie, l’integrazione dunque migliorerebbe anche le possibilità di impianto.
Tali evidenze scientifiche rendono necessaria l’integrazione della Vitamina D *dopo analisi del sangue per valutare comunque i livelli, che se alti possono essere anche tossici* prima di iniziare un percorso di PMA o se si è in cerca di una gravidanza, in modo da raggiungere almeno un livello sufficiente pari a 30 ng/mL e fino ad arrivare al valore di 50-60 ng/mL. Ovviamente anche integrando è fondamentale bilanciare la produzione delle vitamine mediante l’alimentazione o valutando anche l’integrazione della Vitamina K2 e del magnesio.

Infine spesso mi capita di avere pazienti che seppur, grazie al loro bravo ginecologo, stanno integrando la Vitamina D non riescono a fare aumentare i loro livelli perché:
-Come scritto in precedenza la sua attivazione e produzione avviene a carico del fegato e dei reni, perciò in condizioni di scarsa funzionalità di questi organi si evidenziano bassi livelli di vitamina D nonostante la sua integrazione (fondamentale dunque la fase di detossificazione alimentare che spesso attuo con le mie pazienti);
-Molte donne sottoposte a trattamenti di PMA assumono anche farmaci fluidificanti per il sangue, come l’eparina, che interferisce con la Vitamina D e con il metabolismo del calcio.
Dunque, è importante integrare la Vitamina D in quanto bassi livelli sono causa di aborti ricorrenti, di continui insuccessi nei percorsi di PMA, aumentato rischio di pre-eclampsia e disfunzioni a carico della placenta.